La Porta Aperta - Michele Zizzari

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La Porta Aperta

Attività creative e sociali

Sintesi delle attività espressive
svolte con gli ospiti dell'ex Convento San Bartolo
e altri assistiti del Dipartimento di Salute Mentale di Ferrara


L'esperienza condotta dal sottoscritto e denominata La porta aperta
- con finalità socializzanti, riabilitative e terapeutiche - è consistita di 10 incontri di 3 ore ciascuno e si è svolta tra novembre 2008 e febbraio 2009.

Il ciclo degli incontri - che ha visto una nutrita, attiva, varia e lusinghiera partecipazione - ha avuto un riscontro nettamente positivo e ottenuto un elevato indice di gradimento, sia tra gli assistiti che tra gli operatori, nonostante le difficoltà oggettive determinate dal numero non trascurabile dei partecipanti, dall'eterogeneità del gruppo e dal disagio che vivono.  
Infatti, se da una parte gli assistiti hanno manifestato con viva convinzione tutto il loro apprezzamento, lasciando intendere che questa serie di incontri abbia lasciato in loro un seme fertile, che potrà essere utile anche in una più lunga durata; dall'altra gli operatori si sono dedicati e interessati alle attività ben oltre la loro funzione, tanto che è possibile affermare che l'esperienza - nonostante la sua breve durata - abbia trasmesso loro nuovi strumenti di intervento e anche nuove motivazioni.  
Alle attività hanno potuto assistere Maria Gertrude D'Aloja
dell'Unasam e dell', diversi operatori interessati all'esperienza, tirocinanti e Giuseppe Troilo, tecnico della riabilitazione psichiatrica, che sta lavorando alla sua tesi di laurea sul teatro come attività riabilitativo e sulle arti-terapie in generale.
Si può quindi senz'altro concludere che l'esperimento sia pienamente riuscito e che abbia dimostrato tutta l'efficacia e le potenzialità delle attività connesse alla pratica teatrale come strumento di intervento terapeutico, del resto sempre più diffuse in ambito psichiatrico e sociale.
Agendo e lavorando contemporaneamente a livello corporeo, psicologico, intellettivo, espressivo, affettivo e relazionale, le pratiche teatrali e di animazione sono in grado - attraverso il gioco, la fantasia, l'espressività, la realizzazione creativa e il confronto umano - di svelare, attivare, riabilitare, migliorare, potenziare le facoltà espressive, interpretative, relazionali e comunicative, predisponendo la persona al reinserimento nella comunità, in famiglia e nelle altre strutture di accoglienza, di sostegno e di cura del territorio.

Non si vuole qui dare una relazione dettagliata delle tecniche, dei contenuti specifici e delle finalità riabilitative sviluppati incontro per incontro; anche perché le pratiche, le tecniche, i giochi, gli esercizi e le diverse finalità per le quali vengono utilizzati s'intrecciano e s'integrano così tanto da essere a volte tecnicamente indistinguibili.
Un gioco o un'attività può perseguire contemporaneamente più scopi, e in essi alcune finalità sono praticamente e intrinsecamente presupposte. Naturalmente esistono esercizi che coinvolgono più il corpo e che mirano a migliorare soprattutto le prestazioni fisiche e sensoriali, le attività fisiologiche e motorie; giochi invece che coinvolgono maggiormente la sfera emotiva, affettiva e relazionale; altre attività sono prevalentemente cognitive e altre invece stimolano l'immaginazione creativa e puntano dritto alla rappresentazione simbolica.  
Per questo darò un quadro sintetico dell'esperienza, una panoramica d'insieme degli incontri, legando nella loro conseguenzialità giochi, pratiche, attività e finalità sviluppate invece nel corso di più incontri.

Per quanto riguarda invece il riferimento concreto ai testi, ai disegni e agli altri lavori prodotti durante l'esperienza si rimanda a tutto il materiale raccolto e conservato nei quaderni e nelle cartelline e ai documenti video ripresi durante gli incontri, tutti in possesso degli operatori della struttura, nonché alla loro diretta testimonianza.
Infine, oltre a dare una sintesi di ciò che materialmente si è fatto, tenterò di inquadrarlo in una prospettiva più ampia, aprendo parentesi e spunti di discussione, per indicare e specificare meglio le finalità delle attività proposte e per offrire un contributo teorico-pratico per una riflessione più generale su tutta la questione delle arti e del complesso delle pratiche teatrali e di animazione come intervento sociale e terapeutico.

Le attività si sono svolte nella maniera più adatta, ludica e piacevole possibile, all'insegna dell'empatia e della leggerezza, nel rispetto delle reali capacità ed esigenze dei destinatari e in perfetta sinergia con gli operatori (che hanno dato un contributo davvero importante e costante) ed hanno riguardato: la conoscenza, la discussione e il confronto di gruppo; la scrittura; la lettura e il commento (anche animati) dei lavori svolti; il disegno; la rappresentazione simbolica e grafica (attraverso segni, gesti o brevi gag) di idee, ricordi, emozioni, situazioni di vita, eccetera; pratiche di respirazione e rilassamento; attivazione motoria e sensoriale; stimolazione della percezione, dell'attenzione e dell'immaginazione; esercizi di espressività corporea; attività di potenziamento delle facoltà espressive in generale e di miglioramento qualitativo delle relazioni interpersonali; giochi di contatto, di fiducia e di socializzazione; raccontare e raccontarsi anche attraverso simulazioni sceniche, giochi di ruolo e improvvisazioni teatrali non troppo complesse.   
In particolare ho cercato di seguire un filo conduttore, naturalmente il più elastico possibile per consentire di includere e valorizzare di volta in volta le proposte, le istanze e i contributi (spesso estemporanei e da ricondurre all'argomento centrale trattato) che venivano direttamente dai partecipanti. Il filo conduttore è quello che lega noi stessi come individui agli altri, alla comunità e quindi alla vita sociale, attraverso il piacere e il bisogno inalienabile di stare il meglio possibile con se stessi, con gli altri e con il mondo. Ma anche attraverso il confronto inevitabile con la realtà, con i quadri di riferimento culturali e con i diversi punti di vista e sensibilità che gli individui e i gruppi di individui esprimono.

Ogni incontro è stato diviso in due sessioni.
Nella prima sessione
tutti avevano a disposizione sedie per sedersi e tavolo, quaderni, penne e colori per scrivere e disegnare. I tavoli erano posizionati in modo da creare una sorta di emisfero, dentro al quale ciascuno poteva - visto e ascoltato da tutti - leggere, commentare, motivare, cantare e perfino rappresentare scenicamente i testi, i pensieri, le osservazioni e i disegni realizzati durante la sessione. Questa prima parte era destinata al confronto dialettico, alla discussione, alla scrittura, all'elaborazione di testi e disegni relativi all'argomento oggetto del confronto, nonché alla presentazione, alla lettura e al commento dei lavori svolti durante la settimana.
La seconda sessione
era invece dedicata alla respirazione e al rilassamento, all'attivazione motoria e alla stimolazione sensoriale; allo scioglimento dei blocchi nervosi e articolari; ai giochi che coinvolgevano il respiro, il corpo e la voce; al movimento e alla coordinazione individuale e di gruppo; all'espressività mimica e all'improvvisazione teatrale.

Sintesi dell'esperienza

Si è cominciato col presentarsi gli uni agli altri, per meglio conoscersi e per meglio condividere l'esperienza che si andava a fare, cercando di fondare uno spirito di gruppo, di attenzione verso l'altro e di collaborazione il più consapevole possibile; in modo da percepirsi chiaramente come un gruppo di persone che andavano a intraprendere, insieme, un certo percorso.
Partendo dal proprio nome, dalle suggestioni che quel nome e il solo fatto e il piacere che si prova nel sentirlo pronunciare producono, ognuno ha cominciato a dare una propria rappresentazione di sé, anche immaginandosi, descrivendosi e rappresentandosi graficamente come un animale, un evento atmosferico, un paesaggio, una parte del corpo, un personaggio, un oggetto, uno strumento musicale, un fiore, una pietanza e così via.
In seguito ciascuno ha proposto la sua canzone o la sua poesia preferita. Qualcuno ad esempio ha proposto dei canti liturgici… Ognuno ha poi reso pubblico il proprio sogno nel cassetto, un desiderio o un proposito per il futuro.
Questa auto-rappresentazione è stata poi confrontata - in forma giocosa e con la finalità di creare un'empatica accettazione dei diversi punti di vista - con quella degli altri, e commentata a più voci; per verificare se, quanto e come l'immagine che ognuno ha di sé possa coincidere o differire da quella che ne hanno gli altri.
Si è poi cercato di permettere a tutti i partecipanti di elaborare una narrazione semplice partendo da parole scelte a caso: in particolare da un sostantivo, da un verbo e da un aggettivo. Ognuno ha prodotto qualcosa che è stato poi letto e discusso in gruppo come frutto di una sintesi creativa capace di combinare tra loro cose, azioni e concetti contenuti nei termini scelti.
Esercizio questo che stimola e attiva efficacemente le facoltà di sintesi e le capacità cognitive.
Sull'aspetto fisico si sono fatti diversi esercizi di smobilitazione articolare e muscolare, di attività respiratorie e di emissione vocale, liberando la voce attraverso sbadigliamenti, stiracchiamenti e vocalizzi, utilizzando come strumento gli Om e le sillabe che compongono la scala sonora indiana.
Negli incontri successivi si è approfondito il lavoro vocale utilizzando il tono e il volume della voce associati all'uso espressivo di sillabe dotate di senso compiuto come il sì e il no, come il tu accusatorio o sequenze numeriche a una, due o più cifre; realizzando vere e proprie disfide vocali e semplici improvvisazioni sceniche: immaginando di essere un certo animale o di camminare sul bagnato, sulla sabbia che scotta, in punta di piedi; o passandosi in cerchio oggetti ora pesanti ora volatili e leggeri, ora di dimensioni enormi o piccolissimi, oppure doni preziosi o materiali maleodoranti.
In un'altra occasione ci siamo immaginati di essere prima semi nella terra, raccogliendoci tra le ginocchia il più possibile, poi germogli che crescono sollevandosi lentamente fino a farsi alberi, con le braccia al cielo e le dita ben tese a fare i rami, alberi appena mossi dal vento, poi improvvisamente scossi e sradicati dalla bufera, trascinati nel fiume e portati fino al mare e infine, dopo la tempesta, riportati docilmente alla terra, per farsi humus, per poi evaporare al sole, e risalire in alto, gassosi e leggeri, come elementi nell'aria, fino a congiungersi come nuvole, per ricadere ancora a terra come pioggia. Un ciclo di eventi, di circostanze, di modi e di stati di essere dove si è sempre utili, dove si è indispensabili per mille altri esseri e per creare le condizioni perpetue della vita stessa; metafora delle fasi della vita e di quelle alterne del vissuto. Un gioco mimico che mette assieme e in relazione il movimento, l'espressività corporea, l'immaginazione sensoriale e la capacità di distinguere percezioni e sentire una vasta gamma di sensazioni.
In altri incontri si è invece lavorato sulla memoria come strumento fondante della propria narrazione, delle proprie motivazioni, della conoscenza e della comunicazione interpersonale. Ognuno ha portato un oggetto personale e di valore affettivo, legato a un evento, a una relazione, a una persona o a un periodo particolari e significativi della propria esperienza esistenziale.
Un oggetto capace di risvegliare ricordi, emozioni e il desiderio di raccontare e di raccontarsi e che spingesse a organizzare la trama di una storia, con le sue vicende e i suoi protagonisti, a partire da un dettaglio, però importante, che li mette in relazione.
Così ognuno ha raccontato vicende, emozioni e persone legate all'oggetto, motivandone così la scelta e operando quel passaggio, prima "riviviscente", che muove cioè da un livello emotivo, e poi logico, che dal particolare e dal dettaglio porta alla descrizione e alla riflessione di un contesto più ampio. Quelli che invece non hanno portato oggetti sono stati ugualmente impegnati a immaginare e a rappresentare graficamente "l'oggetto personale" che avrebbero portato e a motivarne la scelta. Dato poi che alcuni avevano semplicemente dimenticato di portarlo, ci si è chiesto e si è discusso sui motivi che ci inducono a dimenticare le cose e non ricordare gli impegni assunti.
Intanto per quanto riguarda la sessione dedicata al corpo si è continuato con giochi di contatto e di fiducia come l'abbandonarsi nelle braccia del gruppo, il lasciarsi abbracciare, l'esplorarsi e il comunicare con lo sguardo, per poi incontrarsi per strada, salutarsi, stringersi la mano e dialogare per il piacere di farlo.
Molte persone si vedono "dentro un tunnel", un tunnel da cui si fa fatica a vedere la luce e a uscire e affermano (spesso senza alzare gli occhi da terra e ricurvi nelle spalle) di non sentirsi all'altezza, di non essere capace di fare questa o quella cosa, di non vedersi bene, di sentirsi inadeguati, denunciando la paura del confronto e del giudizio altrui.
Di fronte a un'autostima così fragile è importante valorizzare i punti forti, le positività, le abilità che ognuno possiede, consapevolmente o inconsapevolmente; stimolandole, attivandole, facendole emergere, puntellandole e lasciando che si sviluppino con pazienza e serenità.
Lo scopo principale che mi prefiggo (nei limiti del possibile, naturalmente) è proprio quello di tentare un superamento delle paure prima descritte, delle difficoltà e dei dolori che si possono incontrare vivendo (che cerco di far percepire, spiegare e presentare come manifestazioni del tutto normali della vita stessa), delle diffidenze reciproche, delle tensioni, dell'"ansia da prestazione" o "da competizione", del "principio di efficienza", della "necessità di adeguatezza", del "giudizio condizionante", del "criterio valutante" e dell'obbligo coercitivo. La prima cosa che tento di instaurare è un clima positivo ed empatico, ludico e rilassato, che possa mettere più o meno tutti a loro agio, che includa la più vasta gamma possibile di modalità espressive e che faccia piazza pulita di quelle "pre-condizioni escludenti" che costringono a esprimersi e ad agire conformemente a "qualcosa" e o aspettandosi di sentirsi gioco forza valutati o sotto esame.
L'idea che tento di trasmettere è che "si parte già bene", da un buona posizione, da tante cose che si sono fatte e che si sanno fare e in cui si è già bravi e capaci; e che tutto quello che si riesce a fare di meglio è solo di guadagnato, e non una meta da raggiungere per forza "che senza facciamo solo schifo". Ho così invitato tutti a guardarsi allo specchio, partendo dal presupposto che già si è "belli e importanti per chi sappiamo noi", spavaldamente e senza timori, cercando di scoprire i nostri lati migliori, che si sono poi liberamente dichiarati agli altri ("alla faccia di chi ci guarda male") senza paura di apparire vanitosi.
C'è stato chi ha scoperto di avere degli occhi bellissimi, chi un sorriso splendente, chi una contagiosa simpatia, chi una capigliatura invidiabile, chi dei tratti originali, chi un'aria da artista e così via. Fino ad arrivare a includere le abilità specifiche, le conoscenze acquisite, certe capacità e l'estro particolare di ognuno. Tutto questo è stato poi trascritto nei quaderni, e a caratteri cubitali!
Dal punto di vista fisico ho invitato tutti ad alzare lo sguardo da terra, a guardarsi dritti negli occhi e avanti a sé, ad aprire le spalle e stendere per bene le braccia e le dita delle mani.
Ho fatto l'esempio dell'uomo primitivo che sulle quattro zampe aveva timori fortissimi e limiti fisici quasi invalicabili e che invece sollevandosi solo su due ha cominciato a vedere meglio e più lontano di prima, ad aprirsi alla luce e allo spazio e ad acquisire una maggiore fiducia in se stesso.
Abbiamo poi messo alla prova la nostra creatività, cercando di scrivere una canzone o un testo poetico o uno spunto di riflessione su uno specifico argomento.
Quasi tutti si sono felicemente cimentati nella creazione e hanno sviluppato temi e testi sorprendenti, di notevole interesse culturale e poetico.
Gli autori sono poi stati impegnati a "rappresentare" vicende e contenuti delle loro canzoni e dei loro testi poetici: chi semplicemente leggendo, chi commentando, chi raccontando e chi tentando addirittura una soluzione scenica.
Abbiamo quindi potuto fare passi avanti nelle improvvisazioni teatrali, nelle quali gli attori (in coppia o in trio) dovevano a turno improvvisare dialoghi e trovare soluzioni cercando di fare emergere storie verosimili e personaggi caratterizzati in una serie di situazioni particolari da me suggerite, come trovarsi in ritardo a un appuntamento e doversi giustificare, farsi sorprendere dalla propria compagna o dal proprio compagno con l'amante, tentare di liberarsi di uno scocciatore, preparare la cena per un tot di invitati, trovarsi con un estraneo in ascensore e così via.
Il lavoro della rappresentazione simbolica richiede immaginazione creativa, nel senso di una capacità di tradurre in immagini concrete concetti spesso astratti e generici, che può consistere nell'indicare un contesto o un'idea più generale con un dettaglio fisico, oggettuale e particolare che sia capace di esprimerli, comunicarli e rappresentarli in modo leggibile.
Proprio partendo da questo ragionamento - che dal generale giunge a un suo dettaglio rappresentativo - i partecipanti sono stati impegnati a trasformare un'idea, una sensazione, un'emozione o una situazione in un'immagine concreta, o disegnandola nel quaderno o  descrivendola a voce.
Si è inoltre progredito sul piano delle associazioni e delle relazioni di senso tra cose, persone, fenomeni e concetti attraverso un gioco in apparenza banale, cioè quello di enumerare semplici coppie di oggetti (chiodo e martello, penna e quaderno, eccetera); di cose (maschera e teatro); ingredienti gastronomici (sale e pepe); concetti (bene e male); parole (mare mosso, amico fedele, eccetera); persone (Tizio e Caio, Stanlio e Olio, moglie e marito, eccetera); associazioni di idee (ali e volare) che per un motivo o per un altro vanno sempre assieme. Poi abbiamo ragionato motivando e spiegando la loro comunanza, che poteva essere per affinità, per complementarietà, per contrasto, per integrazione, per conseguenza logica, perché coppia di comici o attori famosi, perché soggetti di un rapporto umano, perché contenuti in un modo di dire o perché usati insieme in cucina, in un mestiere o in una particolare attività.
Poi ci siamo esercitati nel trovare un nesso anche ad elementi diversi tra loro, appartenenti a contesti di diverso genere e natura, scoprendo che eravamo comunque in grado di connetterli, attraverso un paragone, una metafora, un motto, un'invenzione poetica o una narrazione fantastica.
Il genere umano si contraddistingue per la sua capacità di sintesi, di mettere in relazione eventi e fenomeni, di trovare corrispondenze anche nuove tra cose in apparenza distanti tra loro, di coniugare e intrecciare elementi e da questi crearne di nuovi e via di questo passo.
Un'attività questa che - producendo e sviluppando immaginazione, facoltà cognitive, capacità di sintesi e creatività - aiuta a risolvere problemi, a scoprire soluzioni impreviste, a moltiplicare opzioni espressive e di vita, ad aumentare le nostre possibilità di risposta, di reazione e di scelta.
Come i cuccioli degli animali e i bambini, proprio giocando, imparano e sperimentano strategie di sopravvivenza, comportamenti e soluzioni che gli permetteranno di affrontare le difficoltà e le evenienze della vita, così le pratiche ludiche e le attività connesse al teatro permettono a chi ne fa esperienza di essere più pronto anche nelle circostanze dell'esistenza reale. E questo è vero anche per il tipo di esperienza che qui stiamo raccontando e su cui stiamo anche riflettendo.
Alla fine del percorso ho invitato i partecipanti a portare le loro conclusioni, a esprimersi, a voce o per iscritto, sull'esperienza fatta, su come l'avevano vissuta, su come si erano sentiti, se erano stati a loro agio o meno, bene o male, di indicare le difficoltà incontrate, le cose che erano piaciute e quelle che no, liberamente.
Ognuno ha potuto così fare le sue considerazioni, a dare un suo personale significato e uno scopo alle attività svolte e a tirare un bilancio e a comunicarlo agli altri nell'ultimo incontro. Ho suggerito di farlo senza però mettere la parola fine a tutto, ma per proiettare in avanti ciò che si era fatto.
Ho così lanciato loro l'idea di rivisitare - assieme agli operatori che hanno seguito gli incontri - i lavori prodotti (pensieri, brani, poesie, disegni, giochi, esercizi, gag, cose dette e fatte), selezionarli a piacimento (in base al gradimento personale, all'importanza ad essi attribuita, al contenuto o semplicemente perché considerati i più belli e i più significativi) e di raccoglierli in cartelline per poi utilizzarli come testi e immagini (foto comprese, che possono essere ricavate dalle riprese video) o di un foglio illustrato o di un giornalino che può avere come titolo il nome che è stato dato all'intera iniziativa: La porta aperta
.
Ci siamo naturalmente salutati tutti con un caloroso abbraccio, e non sono mancati gesti e parole di sincero affetto e di apprezzamento per l'iniziativa e il lavoro fatto. Molti hanno espresso il desiderio di poter continuare l'esperienza.




Progetto Relazioniamoci
sintesi delle attività di formazione per operatori socio-sanitari, volontari
e familiari di pazienti psichiatrici del territorio di Ferrara
e delle attività creative, espressive e di animazione teatrale
svolte con gli ospiti dell'ex Convento San Bartolo
del Dipartimento di Salute Mentale di Ferrara


Facendo seguito al lavoro già fatto coi pazienti dell'Ex Convento San Bartolo del Dipartimento di Salute Mentale di Ferrara e a una serie di incontri con la d.ssa Raffaella Bivi (psichiatra e responsabile della struttura), il dr. Gino Targa (dirigente della stessa, poi divenuto direttore del DSM di Ferrara) e della d.ssa Maria Gertrude D'Aloja (rappresentante dell'Associazione dei familiari pazienti psichiatrici Solidal-Mente), s'è proseguito con un intervento di attività espressive, relazionali, di animazione e socializzazione, che fa ricorso a tecniche ludiche, creative e teatrali utili in ambito sociale, riabilitativo e terapeutico.
Questa volta l'intervento non è stato rivolto soltanto agli ospiti della Residenza "Il Convento"
, ma anche e soprattutto agli operatori sanitari, ai volontari e ai familiari che vogliano prendere parte all'esperienza.

Agli ospiti
in quanto questo tipo di animazione stimola e coinvolge in maniera utile ed efficace le persone che la praticano. Agendo e lavorando contemporaneamente a livello corporeo, psicologico, intellettivo, espressivo, affettivo e relazionale, queste attività sono in grado - attraverso il gioco, la fantasia, l'espressività, la realizzazione creativa e il confronto umano - di svelare, attivare, riabilitare, migliorare, potenziare le facoltà espressive, interpretative, relazionali e comunicative, predisponendo la persona al reinserimento nella comunità, in famiglia e nelle altre strutture di accoglienza, di sostegno e di cura del territorio. In particolare ci si prefigge di migliorare e sviluppare un rapporto empatico tra i pazienti.

Agli operatori sanitari, ai volontari e ai familiari come seminario di formazione
per l'apprendimento e l'utilizzo delle attività creative e delle pratiche connesse al teatro come strumento riabilitativo e terapeutico nell'ambito psichiatrico e del disagio in generale, che suggerirà loro nuovi strumenti di relazione e di trattamento (di semplice e immediata applicazione) in grado di alleviare la gravosità del loro compito, di conferire nuova efficacia e nuove motivazioni al loro intervento e di migliorare il rapporto coi pazienti.  
Lo scopo è quello di mettere operatori, volontari e familiari nelle condizioni di potere e sapere utilizzare e valorizzare potenzialità e opportunità che le tecniche di narrazione e di animazione e le attività teatrali offrono come strumento esperenziale, relazionale, educativo, didattico, formativo e abilitativo.

Operatori, volontari e familiari hanno così a disposizione un ampio spettro di opzioni e di soluzioni immediatamente applicative e operative, particolarmente duttili, che potranno a loro volta rielaborare - partendo dalle tecniche apprese - a seconda delle necessità, della loro sensibilità, delle finalità e della composizione dei gruppi e dei destinatari con cui operano o opereranno.
Esperienza e conoscenze che potranno successivamente trasferire e trasmettere, in uno sviluppo ulteriore del progetto, ai colleghi e agli operatori dell'intero Servizio.

Si tratta in sostanza di un percorso di formazione per la conduzione di letture (da animare, interpretare e trasformare); di giochi e pratiche ludiche; di esercizi e tecniche di rilassamento, di respirazione e concentrazione; di conoscenza e contatto; di stimolazione dell'immaginazione; di espressività verbale e corporea; gestualità e dialogo teatrali; mimica; di moto e coordinamento; di movimento corale e nello spazio; di esplorazione del corpo e dello spazio; di immedesimazione, improvvisazione e invenzione espressiva, narrativa e teatrale; ideazione e realizzazione di una sceneggiatura; uso del materiale scenico ed elementi di scenografia.

Le attività svolte presso la Residenza Il Convento in via San Bartolo
si compongono di una parte teorica e di una preponderante parte pratica e ludica fatta di tecniche, giochi ed esercizi che fanno riferimento alle diverse tipologie di training che riguardano i più svariati aspetti dell'animazione sociale e delle fasi della preparazione attorale, della rappresentazione scenica e le fondamentali tecniche di interpretazione e di espressione teatrali: dal training pre-espressivo a quello respiratorio e vocale, da quello fisico a quello espressivo, dall'improvvisazione alla rappresentazione simbolica.
Attività, tempi, modi e metodologie hanno tenuto conto delle effettive possibilità e capacità dei pazienti, nel rispetto delle loro reali esigenze e in sinergia con gli stessi operatori, oltre che nella maniera più adatta, ludica e piacevole possibile, all'insegna dell'empatia e della leggerezza.

Ogni incontro è stato strutturato in due parti.

La prima parte
sviene volta per quasi due ore coi pazienti in presenza e in stretta collaborazione con gli operatori, i volontari e i familiari presenti, che - sotto la guida del conduttore-regista - sono chiamati a mettersi in gioco, a svolgere e a sperimentare le medesime attività, a gestire giochi, esercizi (individuali o di gruppo che siano) in modo da acquisire direttamente e attraverso il fare dimestichezza con le pratiche e le tecniche che vengono di volta in volta messe in opera.
Nella seconda
poi, per oltre due ore, si commenta e analizza con operatori, volontari e familiari quanto è successo coi pazienti, giungendo - partendo dalla pratica fatta - alle tecniche impiegate, alle modalità applicate e alle loro finalità, alle conoscenze scientifiche e teoriche (dalla neurofisiologia alla psicopedagogia, dalla fisiologia motoria alla danza) cui fanno riferimento e da cui discendono quelle tecniche, non escluso la loro genesi storica ed esperenziale e il loro sviluppo nel corso delle tantissime esperienze (più o meno creative o sociali) e dei campi nelle quali sono state sperimentate, utilizzate e sistematizzate (dallo Psicodramma di Jacob Moreno alle più recenti applicazioni del Teatro Sociale).

Nel corso degli incontri sono stati prodotti foto, filmati e immagini video che riprendono dal vivo le attività e tutta una serie di materiali composti di riflessioni, appunti, schemi applicativi, schede, riferimenti teorici e bibliografici che ci si propone di sistematizzare in una prossima pubblicazione e in un DVD con la collaborazione del Centro di Servizi per il Volontariato di Ferrara
per produrre una sorta di Istruzioni per l'uso e di Vademecum di consultazione per operatori socio-sanitari, tirocinanti, volontari e familiari. Oltre a questo è nata l'idea di andare a raccontare, promuovere e diffondere quest'esperienza estremamente positiva a un pubblico più vasto, in particolare agli altri operatori, nelle altre strutture e ai volontari del territorio. A farlo - forti delle conoscenze teoriche e pratiche acquisite nel corso di questa esperienza formativa - sarà il gruppo di operatori, volontari e familiari che hanno preso parte ai lavori.

Al termine è stato osservato che le attività corporee ed espressive svolte coi pazienti hanno portato loro vistosissimi benefici, e si decide di continuare. In particolare le attività vengono finalizzate al rilassamento delle tensioni interne e somatiche, alla smobilitazione e allo scioglimento dei blocchi nervosi, muscolari e articolari, alla correzione degli atteggiamenti posturali negativi e all'armonia del respiro, del movimento e delle azioni fisiche, per creare le migliori condizioni possibili per lo sviluppo di un adeguato equilibrio psicofisico.

L'esperienza è stata infine presentata al pubblico, prima al Convegno
Oltre la Terapia nel giugno 2010 alla Sala Franz Fanon della stessa Area San Bartolo del Dipartimento di Salute Mentale di Ferrara e successivamente l'1 dicembre dello stesso anno nel corso del Seminario Nuove modalità di pensare e di fare in Salute Mentale promosso dall'Associazione Solidal-Mente, dal Coordinamento Auto-Aiuto dei Familiari Pazienti Psichiatrici e dal Centro di Servizi per il Volontariato di Ferrara nell'ambito del Progetto Regionale Auto Aiuto in Rete.

 
 
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