Michele Zizzari


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Sinossi delle opere

Zia Pace si ispira a Sei personaggi in cerca di autore di Luigi Pirandello.
E come in Pirandello, l'inevitabile confronto, dialettico e non solo, tra i tanti e diversi protagonisti dell'opera, fa emergere la riflessione e il dibattito sulla natura, la legittimità e il senso degli elementi vitali che sono soggetto e al tempo stesso oggetto dell'Universo-Teatro. Cos'è l'attore e cosa il personaggio. Chi è più vero, chi più reale. C'è differenza tra vero e reale? Qual è la funzione dell'autore? Quale quella del regista? E il pubblico? Si è uno, o tanti? È meglio inventare o raccontare storie realmente vissute? C'è più verità nella vita o nella finzione? Nella realtà o nella sua rappresentazione? È più giusto mostrare solo quel tanto che basta o dire tutto? Restare fedeli a un testo o liberare la propria espressività? Occorre più mestiere o più immediatezza?
Meglio l'ironia o il dramma? E via di questo passo.
Ma la questione centrale dell'opera è che nella vita il Bene può manifestarsi nelle circostanze e nelle persone più disparate e talora in maniera del tutto originale, attraverso percorsi imprevisti e comportamenti ambigui, spesso al limite o addirittura al di là degli standard morali comunemente accettati.
Viene in mente La cattiva strada di De André, dove …c'è amore un po' per tutti e tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada, come recita l'ultimo verso della canzone.
Naturalmente non vogliamo anticipare niente, per non svelare troppo presto l'arcano… ma una cosa è certa: capita sovente che si sia più utile al Bene peccando e trasgredendo le regole, che vivendo da santi e nel cieco ossequio delle leggi.
Così come un po' di sana concretezza non può che fare bene all'arte, oltre che alla vita, soprattutto quando l'arte tende a essere troppo intellettuale e la vita troppo ideale.

Zia Pace si ispira a Sei personaggi in cerca di autore di Pirandello. E come in Pirandello, l'inevitabile confronto tra i protagonisti dell'opera fa riflettere sul senso degli elementi vitali che sono soggetto e al tempo stesso oggetto dell'Universo-Teatro. Cos'è l'attore e cosa il personaggio? Chi è più vero, chi più reale? C'è differenza tra vero e reale? Qual è la funzione dell'autore? Quale quella del regista? E il pubblico? Si è uno, o tanti? È meglio inventare o raccontare storie vissute? C'è più verità nella vita o nella finzione? Nella realtà o nella sua rappresentazione? È più giusto mostrare quel tanto che basta o dire tutto? Restare fedeli a un testo o liberare la propria espressività? Occorre più mestiere o più immediatezza? Meglio l'ironia o il dramma? Ma la questione centrale dell'opera è che nella vita il Bene si manifesta nelle circostanze e nelle persone più varie, in maniera originale, attraverso percorsi imprevisti e comportamenti ambigui, spesso al di là degli standard morali comunemente accettati. Viene in mente La cattiva strada di De André, dove …c'è amore un po' per tutti e tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada. Naturalmente non vogliamo svelare l'arcano… ma una cosa è certa: capita sovente che si sia più utile al Bene peccando e trasgredendo le regole, che vivendo da santi e nel cieco ossequio delle leggi. Così come la concretezza non può che fare bene all'arte, oltre che alla vita, soprattutto quando l'arte tende a essere troppo intellettuale e la vita troppo ideale.

Zia Pace si ispira a Sei personaggi in cerca di autore di Pirandello. E come in Pirandello, l'inevitabile confronto dialettico e non solo tra i protagonisti dell'opera fa riflettere sul senso degli elementi che danno vita al Teatro: l'autore e il testo; i personaggi, gli attori e i loro corpi; il regista; il pubblico. Ma oltre questo l'opera mostra come il Bene possa manifestarsi attraverso circostanze ambigue e impreviste e come possa capitare che talora si sia più utili al Bene trasgredendo le regole morali comunemente accettate e rispondendo alle concrete esigenze della vita, che vivendo nel cieco ossequio delle leggi e degli ideali.

In Zia Pace
, come in Sei personaggi in cerca d'autore di Pirandello, alcune persone comuni si presentano a teatro per realizzare il desiderio di mettere in scena la loro vita reale. Lo fanno per il bisogno di raccontarsi e di essere ascoltati, per dare voce a una verità tenuta nel silenzio, per liberarsi del passato, farsi perdonare e dare una speranza al loro futuro, per avere una parte e un senso nella vita. Il personaggio principale è la tenutaria di una casa di appuntamento, che usa il suo bordello per dare un'opportunità alle ragazze sfortunate che capitano da lei, perché povere e abbandonate. Infatti, dopo una breve esperienza di prostituzione, Zia Pace le avvia alla carriera di attrice raccomandandole a un impresario teatrale suo cliente. Così il bordello, solitamente considerato luogo di peccato e di malaffare, si fa strumento del Bene, di compassione e di accoglienza. Un paradosso che non è solo un espediente teatrale, ma che nella realtà si realizza spesso, giacché sovente accade che il Bene scaturisca da situazioni negative, a dir poco condannabili e determinate dal bisogno. Nell'opera alcuni attori - rappresentanti della finzione - e alcuni personaggi - esponenti della realtà - si contendono il primato della verità cercando di risolvere la questione se sia più vera finzione o la realtà. Un tema attualissimo nella nostra contemporaneità dominata dall'immagine, dall'apparire, dalla società dello spettacolo, dal reality show e dalla tecnologia virtuale.




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