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Genesi della Compagnia Teatro dal Basso
Il Gruppo informale Teatro dal Basso viene formato e fondato a Cervia nel gennaio del 2022 dall’autore e regista teatrale Michele Zizzari, a seguito di un progetto di "teatro di comunità" da lui stesso ideato e presentato all’Associazione Culturale Menocchio diretta dal presidente Alessandro Forni, che lo accoglie e sostiene col patrocinio del Comune di Cervia. Tutto parte con un laboratorio teatrale di formazione attorale e scenica frequentato da quindici partecipanti, che porta quasi per magia e nel giro di pochi mesi alla formazione di un gruppo coeso e appassionato, seppur eterogeneo per età, genere e provenienza. Ne fanno infatti parte giovani e meno giovani, donne e uomini, non solo di Cervia, ma provenienti da diverse località della Romagna.
La Compagnia esordisce il 22 Ottobre 2022 al Teatro Comunale "Walter Chiari" di Cervia in occasione della ricorrenza della Liberazione della Città con lo spettacolo Come impedir che corra il fiume al mare di e per la regia di Michele Zizzari. Si tratta di una proposta teatrale originale, di forte contenuto poetico e impatto emotivo, particolarmente coinvolgente, che in una serie di quadri scenici, asciutti e simbolici, prova a rappresentare come la dittatura e la guerra possano piano piano farsi strada, ottenere consenso e infine imporsi a una società, sull’onda della violenza verbale e comportamentale propugnate ad hoc da populisti, opportunisti e demagoghi senza scrupoli. Forme striscianti di violenza, di discriminazione e di negazione dei diritti che poi si fanno lentamente legge e governo tra l’indifferenza e il qualunquismo dei più, anche grazie all’incapacità di leggere e di riconoscere quei "segnali" che sono il sintomo inequivocabile di una malattia e di una crisi di rappresentanza che porta inesorabilmente all’autoritarismo e che va invece diagnosticata in tempo. La storia, la memoria, il racconto, la testimonianza e il teatro possono aiutare a tenere sempre svegli quegli anticorpi che ogni cittadino deve sviluppare a difesa della democrazia, costantemente minacciata, anche oggi.
L’opera si avvale anche di testi rivisitati di grandi poeti e uomini d’impegno, oltre che delle lettere dei condannati a morte della Resistenza. Lo spettacolo viene poi replicato nell’estate del 2023 per la 3a Edizione della Rassegna "Veglie nelle Frazioni di Santarcangelo di Romagna" in diverse frazioni del territorio santarcangiolese come all’Antica Pieve di San Vito, a San Martino dei Mulini sotto le coltivazioni di luppolo, fichi e frutti dimenticati dell’Azienda Agricola Poli Hops e infine in località Canonica, grazie al patrocinio e a un progetto della Pro Loco di Santarcangelo di Romagna con lo scopo, davvero importante, di portare gratuitamente la cultura, l'arte e il teatro anche nei borghi e nelle periferie.
Nell’autunno del 2023 il Gruppo Teatro dal Basso presenta sempre al Teatro Comunale "Walter Chiari" di Cervia il suo secondo lavoro teatrale, Esperando, una rivisitazione del tutto originale, folle e clownesca di Aspettando Godot di Samuel Beckett che Zizzari ha da tempo realizzato e presentato negli anni con diversi gruppi di teatro come la Compagnia della Rocca (da lui formato con detenute e detenuti della Casa Circondariale di Forlì), come quelle formate con studenti di vari Istituti d’Istruzione Superiore della Romagna e la Compagnia Il Dirigibile (formata da utenti e operatori del Dipartimento di Salute Mentale di Forlì) e da altri gruppi informali di teatro da lui formati.
L’opera si ispira al Teatro dell’Assurdo, ma in una chiave decisamente umoristica, che vede in scena un nutrito gruppo di interpreti e che non rinuncia a far riflettere – seppur con ironia – sulla condizione umana e su temi di grande attualità, come il rischio ambientale, la guerra, la disuguaglianza sociale, con tutto ciò che ne consegue, sia a livello individuale che collettivo e globale. Esperando è un’opera in tre atti, ironica, ma di intensa tensione poetica e drammatica. Racconta di un’umanità che ancora si affanna, spesso in maniera confusa, per trovare un senso all’esistenza, troppe volte trascorsa in un’assurda e inerme attesa, tra millenarie contraddizioni irrisolte. Pur saccheggiando qua e là il Godot di Beckett, l’opera è un originale. Infatti i personaggi – pur confrontandosi in una serie di dialoghi assurdi e di azioni simboliche e paradossali – affrontano con più immediatezza i temi serissimi su cui l’umanità si interroga da sempre. Lo fanno con scanzonata e talora amara ironia. I protagonisti sono degli squinternati e buffi straccioni, interpretati da attori sempre diversi, in modo da moltiplicare i punti di vista del popolo dei disgraziati della Terra.
Ognuno di loro rappresenta diversi aspetti dell’umanità, anche fisici. Chi lo stomaco e la necessità dei bisogni primari, e quindi l’opportunismo di chi pensa per sé. Chi le gambe e il desiderio di partire e di cambiare. Chi il cuore, la sfera degli affetti, la parte femminile del mondo. Queste diverse urgenze (biologiche e materiali, psicologiche e affettive, sociali e ideali) vivono in un perenne conflitto pur cercando una sintesi disperata, ora facendo prevalere l'una ora l'altra. Su tutto questo incombono il potere, la realtà e il pensiero dominante, il pregiudizio, i luoghi comuni, le difficoltà e le dinamiche culturali e psicologiche legate alla loro condizione di diseredati. Il messaggio di fondo è che sarebbe meglio per tutti cercare di vivere da subito nel modo migliore possibile, piuttosto che sopravvivere o tirare a campare "sperando" e "aspettando" (il titolo in spagnolo fa proprio riferimento a questo doppio significato) chi sa cosa.
Il Gruppo Teatro dal Basso viene poi invitato a esprimersi nell’ambito di un ampio programma di iniziative contro la violenza sulle donne, promosso e sostenuto dal Comune di Cervia, dall’Assessorato alla Pace e alle Pari opportunità. Ed è così che la Compagnia presenta un suo spettacolo sul tema dal titolo Ni Una Más! che va in scena al Teatro Comunale "Walter Chiari" di Cervia il 25 novembre 2023, proprio in occasione della "Giornata contro la violenza sulle donne". Il titolo dell’opera (di e per la regia di Zizzari) fa riferimento allo slogan "Ni una mujer menos, ni una muerta más" con cui la poetessa messicana Susana Chávez (assassinata a Ciudad Juárez il 6 gennaio 2011) aveva animato il movimento per i diritti delle donne e contro la violenza e il femminicidio.
Lo spettacolo (di forte coinvolgimento emotivo) prova a rappresentare, a raccontare e a denunciare – attraverso una serie di testimonianze, di quadri scenici e suggestioni – la reale condizione delle donne in Italia e nel mondo e in particolare l’impressionante, feroce e quotidiana sequela di femminicidi perpetrati da "uomini che odiano le donne" e che vedono nelle donne solo un oggetto di loro proprietà; nella speranza di poter contribuire a un cambiamento culturale e di mentalità, se non altro per incamminarsi verso un’effettiva parità. Alcuni testi, rivisitati per l’occasione, sono tratti dal libro "Ferite a morte" di Serena Dandini.
Nel corso del 2024 il Gruppo prende a lavorare a un altro spettacolo dal titolo Stasera Sciuè che viene presentato nel novembre 2024 al Teatro Comunale "Walter Chiari" di Cervia. Si tratta di un lavoro che Zizzari ha già realizzato e portato in scena in diverse occasioni tra il 2011 e il 2012 col titolo pressoché simile di Uno spettacolo Sciuè Sciuè e con grande apprezzamento di critica e di pubblico, tanto da ricevere nel 2012 il Premio Speciale della Giuria (consegnato a Zizzari da Massimo Wertmuller) all’edizione 2012 del Festival del Teatro Sociale Proscenio aggettante.
L’opera – vagamente ispirata a Questa sera si recita a soggetto di Luigi Pirandello – mostra una sgangherata compagnia di teatro che tenta di allestire uno spettacolo. Ma l’esasperato protagonismo di alcuni attori, l’appiattimento sui luoghi comuni dettati dai modelli dello spettacolo generalista dei media (tivù in testa), l’incertezza del regista e la censura di chi manipola e controlla ogni forma d’espressione non portano a nessuna narrazione credibile. Ne viene fuori un’accozzaglia di frammenti e di suggestioni, ora animati da manie e dall’esibizionismo degli attori, ora dall’onnipresenza virulenta di personaggi e format televisivi, ora da una banale ovvietà. E anche chi potrebbe e dovrebbe avere il coraggio, la forza e le capacità di dare una soluzione narrativa più coerente non riesce a farlo. Tutto avviene in un marasma di conflitti che si scatenano tra gli attori, le occasionali comparse e regista; tra contraddizioni interne e condizionamenti esterni che vede da una parte il tentativo velleitario di alcuni attori di emanciparsi da una regia inconcludente e dall’altra il fallimento di un progetto che non riesce a convincere, anche se cerca disperatamente di sottrarsi dall’ingerenza e dalla prepotenza del condizionamento economico, politico, culturale e mediatico. Il tentativo disperato di questa improbabile compagnia di realizzare comunque, "a soggetto" e direttamente sulla scena, uno spettacolo è metafora della condizione di estrema confusione valoriale e progettuale in cui si dibatte l’umanità contemporanea. Una fase storica caratterizzata dall’incapacità e dalla difficoltà di trovare nuovi orizzonti ideali e culturali, una visione condivisa dell’esperienza umana e modelli alternativi di organizzazione sociale. Una situazione di stallo e di smarrimento, nella quale né il progresso tecnologico, né la scienza, né l’arte, né la politica riescono a dare risposte adeguate e risolutive e dove una nuova consapevolezza, nuovi stili di vita e la libertà di espressione faticano a emergere, ingabbiati e sviliti sotto la pressione omologante di una cultura di basso profilo. Resta una sola speranza: l’imprevedibilità degli eventi e dei rivolgimenti che l’esistenza riserva per tutti… e una clava.