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L’esperienza teatrale
al Centro Diurno Maccacaro del DSM di Ferrara
Dopo aver condotto (tra il 2008 e il 2012) attività creative, di scrittura e di animazione teatrale con finalità socializzanti e riabilitative con pazienti residenti dell’Area San Bartolo del DSM di Ferrara e seminari formativi per operatori sanitari, volontari e familiari del territorio, l’autore e regista Michele Zizzari viene chiamato a condurre (tra il 2013 e il 2014) laboratori teatrali con un gruppo di pazienti e operatori del Centro Diurno Maccacaro, che porta alla formazione della Compagnia Fuori le Mura (costituita appunto da utenti e operatori del Maccacaro) e alla rappresentazione alla Sala Estense di Ferrara dell’opera Uno spettacolo sciuè sciuè.
C’è da sottolineare che le precedenti attività di Zizzari svolte all’Area San Bartolo (vedi pagine del sito dedicate alle esperienze condotte a Ferrara) avevano ottenuto risultati straordinari e ricevuto un notevole apprezzamento tra pazienti, familiari, volontari, operatori e addetti ai lavori. Tanto che la sua esperienza complessiva (sia quella riabilitativa con gli utenti che quella formativa con gli operatori, i volontari e i familiari) porta (dopo essere stata presentata al Convegno Oltre la Terapia alla Sala Franz Fanon e al Seminario Nuove modalità di pensare e di fare in Salute Mentale) alla pubblicazione del testo Per un approccio espressivo multidisciplinare in ambito psichiatrico, che illustra il suo particolare metodo di lavoro espressivo e teatrale in ambito psichiatrico. In sostanza una guida pratica di intervento con tecniche creative per operatori socio-
Nel corso del primo anno di esperienza – condotta con una dozzina di utenti, due operatori e due familiari – i partecipanti hanno seguito un vero e proprio laboratorio teatrale di base, costituito da una parte teorica tutta integrata a una preponderante parte pratica e ludica fatta di tecniche, giochi ed esercizi che sono parte del vasto patrimonio della preparazione e della formazione attorale, della rappresentazione scenica e delle fondamentali tecniche di interpretazione e di espressione teatrali. In sostanza diverse tipologie di training tra loro integrati; dal training pre-
Nel secondo anno invece si è cominciato a lavorare su un testo di Zizzari dal titolo Uno spettacolo sciuè sciuè, vagamente ispirato a Questa sera si recita a soggetto di Pirandello, particolarmente duttile, forte e al tempo stesso divertentissimo, con continui colpi di scena che coinvolgono anche il pubblico, sul quale gli attori potevano esprimersi in grande libertà, metterci del proprio e mettere a frutto la preparazione dell’anno precedente.
In scena una sgangherata compagnia di teatro tenta di allestire uno spettacolo, ma il protagonismo degli attori, i luoghi comuni dettati dai media e dalla pubblicità e l’incertezza del regista producono solo un’accozzaglia di frammenti animati dall’esibizionismo, dall’onnipresenza dei refusi televisivi e dalla banalità; tutto in un clima di continua e inconcludente conflittualità tra gli attori, il regista e personaggi del pubblico.
Uno spettacolo squinternato che rasenta l’assurdo e il grottesco, metafora della condizione di estrema confusione valoriale e progettuale in cui si dibatte l’umanità contemporanea, naturalmente rappresentata con ironia ed esilarante comicità. Uno smarrimento cui né la tecnica, né la scienza, né l’arte, né la politica riescono a dare risposta e dove consapevolezza, nuovi stili di vita e libertà d’espressione faticano a emergere, sviliti dalla pressione omologante di una cultura di basso profilo. Resta solo la speranza dell’imprevedibilità degli eventi e di tanto in tanto… il ricorso a un provvidenziale colpo di clava risolutore.
Lo spettacolo viene presentato alla fine del 2014 con grande successo di pubblico e di critica alla Sala Estense di Ferrara, nell’ambito di una rassegna che ha visto in scena ben tre esperienze di teatro condotte con pazienti del Dipartimento di Salute Mentale di Ferrara: la Compagnia Fuori le Mura diretta da Zizzari, la Compagnia dei Valori -
Temi trattati ed emersi nel corso dell’esperienza teatrale
al Centro Diurno Maccacaro del DSM di Ferrara
Il Teatro come tecnica di sopravvivenza; come necessità sociale e di comunicazione; come necessità di adattamento all’ambiente e a circostanze date; come necessità di prendere parte a una comunità in un dato ruolo o funzione; come necessità di mimesi; come rituale sociale, arsenale cerimoniale e strategia di comunicazione nel confronto con l’altro da sé.
Il Teatro, le tecniche di rappresentazione e di espressione simbolica fanno già parte della Vita quotidiana degli individui e delle comunità. L’attore non è altro che la persona.
La materia su cui lavora è costituita da se stesso, dal suo corpo, dal suo movimento, dalla sua voce, dalla sua parola, dalla sua espressività; dalle sue azioni; dalle sue reazioni all’ambiente esterno e agli stimoli interni; dallo spazio in cui si muove.
Lavorando quindi su se stesso si migliora come attore e come persona.
Pertanto il Teatro è uno strumento di trasformazione del sé e della società, una pratica di cambiamento e di ampliamento delle opzioni espressive ed esperienziali.
Il Teatro, le pratiche, le tecniche e le attività a esso collegate agiscono su tutta la complessa realtà biologica, fisiologica e psicologica della persona umana, sul corpo, sulla mente e sulle sue relazioni col sé, col mondo e con l’altro da sé.
Un attore infatti è coinvolto contemporaneamente a ogni livello: fisico-
Anche se il Teatro è comunque finzione, gioco, simulazione, dimensione del come se, ben separata dalla realtà… esso produce effetti reali in chi lo pratica e in chi lo vede.
È come dire che il lupo e il pianto sono finti, ma la paura e la commozione prodotti sono veri. Inoltre il Teatro e l’attore utilizzano la realtà come fonte costante di ispirazione.
Mollare la presa… vuole dire non restare ostaggi del proprio Ego, delle proprie preoccupazioni e delle proprie abitudini, per abituarsi a non abituarsi.
Attraverso il gioco e le attività creativo-
Un’attività che consta di una vasto e complesso arsenale di pratiche, tecniche, giochi ed esercizi che implicano un’elastica disponibilità all’adattamento, al cambiamento e all’esplorazione esperienziale ed espressiva. Lo fa l’attore, ma nello stesso tempo la fa la persona… dato che attore e persona sono in realtà una sola cosa. In sostanza siamo di scena e siamo in scena nella vita come a teatro… che in questo senso diviene uno strumento di azione creativa e di coinvolgimento totale che ci può insegnare a fare meglio "la nostra parte" nella vita come a teatro.
Per essere attori, e cioè interpreti di qualcos’altro, non si può che uscire dal guscio, superare la soglia che separa la quinta dal palcoscenico e presentarsi al pubblico.
Questa relazione dell’attore con il palco e la dimensione scenica, con chi ci ascolta e vede e con l’altro che è dentro di noi cui diamo voce può aiutarci a prendere consapevolezza che non esistiamo se non in relazione con gli altri a noi simili, se non nel confronto con gli altri in qualche modo diversi da noi, se non nel rapporto con l’altro da sé, con lo spazio, con l’ambiente e il contesto sociale nei quali viviamo. In questo senso questo tipo di attività (creative, espressive e teatrali) sono implicitamente, di per se stesse e naturalmente terapeutiche. E non solo per individui investiti di un particolare disagio, ma semplicemente per tutti, qualunque individuo le pratichi.
Cosa facciamo e perché lo facciamo.
1 – Per prima cosa svolgiamo una piacevole e interessante attività di socializzazione empatica, per trascorrere con qualità e divertimento un po’ di tempo insieme in una maniera un po’ diversa dal solito.
2 – Svolgiamo un’attività terapeutica e riabilitativa per produrre effetti e processi benefici su noi stessi e nel gruppo, per migliorare le nostre generali condizioni psicofisiche (non solo sotto l’aspetto strettamente medico, ma anche dal punto di vista umano, sociale e del benessere nell’accezione più vasta possibile, come individui e come persone).
3 – Svolgiamo un’attività che nel suo complesso è utile e propedeutica a ogni altra attività della vita (che sia fisica, manuale, cognitiva, lavorativa, creativa, sociale, relazionale, ecc.) dato che coinvolge e impegna sotto ogni profilo e nella sua totalità chiunque la pratichi.
4 – Svolgiamo un’attività etica-
5 – Svolgiamo un’attività di formazione teatrale sul lavoro dell’attore, sulle tecniche di espressione e di rappresentazione scenica, sulla storia e l’Arte del Teatro. Per farlo utilizzeremo tutto l’arsenale di pratiche, giochi, esercizi e training (pre-
Attività che aiutano a superare la timidezza, l’ansia, la paura del confronto, il timore del giudizio, preconcetti e pregiudizi e il blocco fisico dovuto all’accumulo di tensioni nervose, muscolari e articolari. Un’esperienza che andrà a costituire un patrimonio di pratiche, tecniche e conoscenze che possiamo impiegare per andare in scena in uno spettacolo e in ogni altra circostanza della vita. Infatti – cominciando a lavorare sul corpo e sulle sue articolazioni, sul respiro, sul movimento e sulla loro intrinseca espressività e potenzialità – si riprendere piano piano consapevolezza di tutte le cose che siamo in grado di fare e di esprimere mettendo in gioco semplicemente il corpo.
Sul Gruppo -
Possiamo quindi tirare un bilancio più che positivo dell’esperienza, sotto diversi punti di vista: per il numero degli utenti coinvolti, per l’interesse in loro suscitato, per la qualità e il grado della partecipazione, per lo sviluppo e l’efficacia delle attività e per i risultati registrati. Una valutazione complessiva positiva, su cui concordano praticamente tutti gli attori protagonisti dell’esperienza: utenti, familiari, operatori e conduttore del laboratorio. Cosa che conferma che si sta lavorando piuttosto bene, che ci incoraggia a proseguire, a provare di recuperare qualche defezione che si spera momentanea e a tentare di dare a quest’esperienza una prospettiva di continuità anche per il futuro.
I partecipanti sono stati chiamati a esprimersi sulle attività svolte fin qui e a dare una loro sintesi personale dell’esperienza. Ne è venuto fuori un quadro piuttosto lusinghiero del lavoro che si sta svolgendo, per l’elevato gradimento manifestato dal gruppo, per i benefici che tutti hanno dichiarato di avere già constatato su se stessi, per l’utilità, l’efficacia e la rilevanza non solo terapeutica dei temi trattati e delle attività specifiche. In particolare sono da rilevare l’importanza, la profondità, l’appropriatezza, il livello di consapevolezza, l’intelligenza delle analisi e delle osservazioni date dagli utenti nei loro personali riassunti, ricchi di argomentazioni, contributi e spunti di notevole interesse; segno di una partecipazione attenta, ricettiva e propositiva.
Alcune riflessioni degli utenti -
"Le attività di teatro colgono e mostrano l’essenza della vita"
"Il Teatro siamo noi" -
"Il Teatro è un’attività corale e punto di transizione verso qualcos’altro"
"Il Teatro un’attività che educa e prepara al confronto"
"Il Teatro ci insegna a procedere a piccoli passi ponendo le basi fondamentali dell’agire, a essere elastici sviluppando la curiosità e la disponibilità verso nuove soluzioni"
" È portare qualcosa fuori da sé"
"Le performance sono la manifestazione concreta di saper essere fuori da sé per essere"
"Il vissuto interno e le emozioni, così difficili a volte da esprimere, possano invece esternarsi attraverso la rappresentazione con forza e chiarezza, coinvolgendo tantissimo anche il pubblico"
"Tutti hanno fantasia e tutti sono in grado di svilupparla; che spesso ci spaventiamo, anche quando non è necessario, di fronte alla possibilità di sperimentare nuovi modi di dire e di fare e che il mettersi in gioco con la fantasia e col corpo può liberarci dalle paure e dalle tensioni".
"Il lavoro di improvvisazione espressiva e teatrale aiuta a essere qualcosa di diverso da quello che si crede di essere e a buttare fuori qualcosa che spesso si fa molto fatica ad essere",
E ancora: "Il Teatro mostra come si possa contrastare quelle abitudini che ci costringono a essere solo una parte di noi, che ci imprigionano in posture e atteggiamenti limitati, in comportamenti ripetitivi e in immagini precostituite di noi stessi, mentre invece possediamo un patrimonio vasto e spesso inesplorato di possibilità, che possono farci accettare e includere positivamente nella nostra esperienza di vita qualsiasi tipo di imprevisto, prendendo in considerazioni anche soluzioni e idee che all’apparenza possono sembrare inutili o stupide",
"Questo tipo di lavoro espressivo e di raccordo sinergico tra la parola e il corpo, tra ciò che viene semplicemente pronunciato e l’espressività complessiva del corpo riescano a rendere manifesti e a esternare il non detto, il non fatto, la parte più profonda e nascosta di noi, che altrimenti rimarrebbero inespressi, non comunicati, incompresi e segreti".
Di conseguenza abbiamo ragionato sul significato del verbo provare e del termine attore, che tanto hanno a che fare con le attività che svolgiamo. Il verbo provare infatti fa riferimento a un fare, a un cercare per… allo sperimentare per imparare e conoscere provando a fare, mentre si cerca di fare, a un imparare e a un conoscere mediante l’esperienza diretta, attraverso una serie di prove. E l’attore è proprio colui che agisce, colui che compie un atto; atto è infatti il participio passato del verbo agire. L’attore quindi come colui che prova a fare, che sperimenta e si sperimenta nell’azione, il protagonista dell’agire, che non esita a osare, a provare nuovi e altri modi di fare, di dire e risolvere situazioni e problemi. Un esercizio utile per non restare legati alle abitudini e all’abitudine; per non farsi quotidianamente condizionare da coazioni a ripetere e da schemi di comportamento limitati o sempre uguali e per di più fallimentari; per poter scrivere un nuovo copione; per avere tra i propri strumenti una più vasta gamma di opzioni e soluzioni; per poter modificare e adeguare all’occorrenza, positivamente e con creatività approcci, atteggiamenti e strategie, per meglio affrontare le più svariate circostanze che la vita può proporci.
Conclusioni -
Altre riflessioni degli utenti
"Ho scoperto che usando l’immaginazione e la creatività si può spaziare come si vuole con la fantasia e si possono rendere possibili molte cose utili anche per la vita"
"Sono piacevolmente sorpresa del Gruppo, ho conosciuto persone straordinarie. Ho apprezzato molto la complicità che si è creata tra noi e il modo di fare di Michele, che ci ha aperto tutto un mondo che non conoscevamo, nel quale si può discutere e provare di tutto. Non mi aspettavo di fare delle improvvisazioni teatrali. Mi sono divertita molto"
"Questi incontri mi hanno sbloccata sotto parecchi punti di vista, soprattutto ho sperimentato che posso superare la mia grande timidezza, specialmente quella che provo nei confronti delle altre persone. Mi ha colpito molto l’intensità e la profondità con cui ognuno si è impegnato e ha dato il suo contributo"
"Mi ha colpito molto il fatto che il Teatro ha e dà a tutti una varietà infinita di possibilità e che per davvero rappresenta un immenso specchio della vita. Finalmente ho imparato cosa significa l’elasticità"
"L’attività ha superato ogni mia aspettativa. Ho visto tanta varietà di temi e suggestioni, vissuto quasi un happening. Oggi in particolare ho potuto vedere coi miei occhi quanto sia importante, date certe circostanze e una situazione, saper improvvisare. Un discorso che trovo valido anche per la vita. Se nei rapporti umani si fosse così creativi, come a Teatro e come tra i partecipanti di questi incontri, le relazioni tra le persone potrebbero migliorare parecchio"
"Per me è stata una bellissima esperienza. Ho imparato che si può dare spazio e credito senza problemi alla propria creatività, uscire da certi schemi fissi, anche fisici. Ad esempio che ci si può liberare e rendere autonomi anche da un’educazione troppo rigida che si è ricevuta, soprattutto da quei timori e da quei preconcetti che questo tipo di educazione può indurre. Ho capito l’importanza di sperimentarsi liberamente"
"Non mi aspettavo che io mi potessi impegnare nel movimento fisico e nell’improvvisazione teatrale. Per me è stata una piacevole scoperta. La cosa che mi è piaciuta di più infatti è stata proprio recitare"
"Mi ha molto colpito la capacità di ognuno di sorprendersi delle proprie capacità, quasi come fosse una scoperta. Ed è stato bello vedere come ognuno ha imparato che ci si può mettere in gioco liberamente, serenamente, e divertendosi anche, perfino giocando un po’ con se stessi. L’esperienza in generale e il gioco delle improvvisazioni si sono rivelati un eccezionale strumento di crescita. Non è facile essere qui come familiare, perché non si sa mai se si rischia di essere invadenti quando si interviene o semplici osservatori silenziosi se si sta zitti. Ma l’esperienza mi ha arricchita moltissimo e conferma tutte le sue potenzialità. Personalmente ho imparato ancora di più ad ascoltare senza giudicare. Come familiare proporrei questo tipo di attività a tutti i familiari, o comunque a quelli (non sono pochi) che ne avvertono l’utilità o la necessità, per trasformare per quanto possibile il loro sofferto vissuto in un’esperienza di relazione più positiva, più propositiva, più creativa. Per i familiari significherebbe avere nelle mani uno strumento importante che alleggerirebbe il peso che portano e che darebbe loro la possibilità di affrontare il rapporto coi loro figli sofferenti sotto una luce completamente diversa"
"Si può essere creativi nelle difficoltà. Un suggerimento valido per tutti e per ogni circostanza della vita".
Siamo giunti al termine di quella che giudico una esperienza straordinaria: per me e per gli utenti, i familiari e gli operatori che vi hanno preso parte. Il gruppo con cui ha lavorato si è dimostrato particolarmente ricettivo, creativo, interessato e ha grande potenzialità.
Spero tanto di poter continuare, così come sperano e si aspettano tutti, sia con gli utenti – e se possibile anche coi familiari – per dare continuità alle attività, consolidare i risultati e ottenerne dei nuovi. Da come sono andate le cose, sono più che convinto che si possa fare molto di più, fino a formare un vero Gruppo di Teatro e a produrre uno spettacolo di elevata qualità.
La valutazione finale che, in qualità di conduttore, do all’esperienza è più che positiva; e sarebbe un peccato e un’occasione mancata se il lavoro seminato non venisse raccolto. A questo punto chiedo quale sia la loro ultima parola sull’esperienza e quali insegnamenti o suggerimenti, anche concreti, pratici e utili per la loro vita quotidiana, questa abbia dato loro.
Ecco alcune loro osservazioni:
"Ho imparato che nel fare le cose e nella vita bisogna buttarsi di più, senza avere troppi timori; e che bisogna sempre essere curiosi delle cose e delle persone"
"Ho avuto l’opportunità di frequentare persone meravigliose e fare cose che credevo non sarei mai stata capace di fare"
"Ho imparato a tenere posture più corrette e a star seduto con la schiena dritta, e devo dire di averne avuto un gran giovamento"
"Ho compreso che posso socializzare con gli altri senza temere di entrare in relazione con loro, perché ho scoperto che gli altri in realtà sono ben disposti nei miei confronti e che sono pure simpatico"
"Questa esperienza mi ha dato uno strumento importante per gestire meglio la mia natura istintiva, ho scoperto che esistono molte strategie per dire e fare le cose senza fare o subire danno e come prepararsi prima di affrontare situazioni critiche o delicate"
"Mi sono molto piaciuti i giochi di improvvisazione, perché ho notato che attraverso le improvvisazioni si riesce a liberare tutte le emozioni nelle loro più svariate sfumature, liberandole dalla rabbia che il più delle volte sommerge, comprime e travolge tutte le altre, lasciandole inespresse"
"Ho compreso che è sbagliato giudicare le persone prima di conoscerle, questa esperienza mi ha infatti fatto conoscere meglio persone che hanno portato fuori degli aspetti così belli che neppure avrei immaginato".
Nel mio lavoro provo sempre a fare un raffronto continuo e costante tra le strategie che un attore utilizza o può utilizzare in fase di preparazione e poi sulla scena e quelle che una persona mette o può mettere in campo nella vita reale. Perché trovo utile far capire che si può trasferire e applicare con efficacia ciò che avviene nella finzione alla realtà, in modo che quello che emerge durante le attività teatrali possa dare suggerimenti, indicazioni o soluzioni pratiche nel modo di comportarsi, nell’atteggiamento, nelle strategie relazionali e nella lettura di ciò che accade e ci accade nelle circostanze del vivere quotidiano.