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Oltre la soglia
Quasi un romanzo sull'oppressione che molte donne subiscono in famiglia da padri, mariti e comunità prossemiche; soprattutto in quei contesti ambientali economicamente svantaggiati, socialmente e culturalmente arretrati, dove, come una iattura, persistono l’ipocrisia e i falsi valori della famiglia tradizionale, basata sul primato maschile, sull’inferiorità e la sottomissione della donna, sull’ignoranza e la repressione sessuale, sul pregiudizio moralistico e bigotto e sulla diseducazione sentimentale e affettiva. La protagonista Rachele, in quanto donna, è una delle vittime predestinate di questo mondo; anche se non la sola. Comincia a lavorare per necessità sin da ragazzina. Ancora minorenne resta incinta di un ragazzo che approfitta meschinamente dei suoi sentimenti. Per bigotteria non le viene concesso di abortire e costretta in casa a portare segretamente avanti la gravidanza per evitare alla famiglia la vergogna. La creatura viene affidata a un istituto per cancellare per sempre la colpa, di cui è considerata l’unica responsabile. Va a lavorare lontano dal paese nativo, dove incontra e sposa Vanja, anch’egli proveniente da una situazione familiare devastante che lo ho reso un individuo a dir poco problematico. Il matrimonio naufraga inesorabilmente.
Oltre la soglia è la cronaca impietosa di questo fallimento e degli ultimi giorni di una relazione senza più futuro, interrotta da flashback narrativi e ricordi che riportano alla luce il vissuto di entrambi. Rachele – condizionata come tante dall’educazione ricevuta – è una donna votata all’amore e alla fedeltà. Per lunghi anni asseconda il carattere scorbutico del marito Vanja, violento e quasi alcolizzato, fino a quando, raggiunto la soglia della sopportazione non sceglie, anche grazie all’aiuto di un’amica fidata, di farla finita con l’ennesimo capitolo poco felice della sua storia.