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Quando dal letame nascono i fiori
Opera dedicata alla vita, alle opere e al pensiero di Fabrizio De André.
Viene rappresentata il 7 e l’8 giugno 2003, dai detenuti e dalle detenute della Casa Circondariale di Forlì, coi quali Zizzari ha formato un “gruppo di teatro” chiamato La Compagnia della Rocca.
Lo spettacolo viene allestito nella chiesa dello stesso istituto di pena (adibita a teatro per l’occasione), a termine di un laboratorio teatrale durato 8 mesi.
L’opera – alternando sequenze narrative realistiche a suggestioni surreali – procede per quadri, quasi montata come un giallo. Il racconto fa infatti riferimento a fatti concreti, come il sequestro di cui sono stati vittime Fabrizio De André e Dori Grezzi, a interviste rilasciate e a discorsi pubblici tenuti dal cantautore genovese, oltre che ai testi e alle musiche delle sue canzoni.
In scena anche i personaggi più significativi di quelle canzoni; personaggi che hanno fatto storia e letteratura, che appartengono ormai all’immaginario collettivo di diverse generazioni e che dal punto di vista esistenziale sono molto vicini al vissuto dei detenuti e delle detenute che li hanno interpretati.
Quasi superfluo dire che si tratta di un lavoro teatrale di notevole contenuto poetico e drammatico e dal forte impatto emotivo, che ha suscitato un profondo coinvolgimento del pubblico esterno intervenuto alle due rappresentazioni e un vivissimo interesse, richiamando l’attenzione degli addetti ai lavori (registi e operatori penitenziari) anche a livello nazionale; fatto che ci ha permesso di partecipare al 1° Convegno Nazionale “Esperienze teatrali in carcere” tenutosi a Saluzzo nel luglio del 2004, durante il quale, per la prima volta, si sono confrontate le esperienze più significative e si sono incontrati direttori, funzionari, agenti, educatori, registi, attori, docenti universitari e operatori sociali di tutta Italia.
Quando dal letame nascono i fiori fa emergere l’impegno umano, civile e politico di Fabrizio De André; il suo profondo spirito anarchico; il suo sconfinato amore per i deboli, per i peccatori, per gli ultimi e per gli oppressi; la sua visione delle cose e della vita e la sua immensa dimensione poetica, letteraria e artistica, perché oltre a essere il più grande cantautore italiano (senza dubbio il nostro Bob Dylan) è sicuramente tra i più grandi poeti del Novecento Italiano.
Ho cominciato a scrivere l’opera a metà degli anni ’90, per il fatto che De André fa parte della vasta tribù dei miti, degli idoli e degli esempi viventi a cui ho sempre fatto riferimento.
Poi, avendolo incontrato in un ristorante di Faenza, dove ci siamo scambiati versi nelle nostre rispettive agende, ho ripreso a scriverla. L’ho infine terminata dopo la sua morte, come un omaggio dovuto a chi, come pochi, ha saputo coniugare, con coerenza e a un altissimo livello – la canzone, la poesia, l’impegno civile e la testimonianza umana. Perfino dopo il sequestro ha avuto parole di compassione e di comprensione per i suoi sequestratori.
Quando dal letame nascono i fiori (verso di una delle canzoni più note di Fabrizio De André) non parla solo di uno straordinario interprete della canzone e della poesia italiana, ma in generale e attraverso il suo esempio dell’uomo d’amore e libertà che sa elevarsi e farsi sentire sopra e oltre l’egoismo, l’oppressione e la guerra.