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Zia Pace
Zia Pace si ispira a Sei personaggi in cerca di autore di Luigi Pirandello.
E come in Pirandello, l’inevitabile confronto (dialettico e non solo) tra i tanti e diversi protagonisti dell’opera, fa emergere la riflessione e il dibattito sulla natura, la legittimità e il senso degli elementi vitali che sono soggetto e al tempo stesso oggetto dell’Universo-
Cos’è l’attore e cosa il personaggio. Chi è più vero, chi più reale. C’è differenza tra vero e reale?
Qual è la funzione dell’autore? Quale quella del regista? E il pubblico?
Si è uno, o tanti? È meglio inventare o raccontare storie realmente vissute?
C’è più verità nella vita o nella finzione? Nella realtà o nella sua rappresentazione?
È più giusto mostrare solo quel tanto che basta o dire tutto?
Restare fedeli a un testo o liberare la propria espressività?
Occorre più mestiere o più immediatezza?
Meglio l’ironia o il dramma? E via di questo passo.
Ma la questione centrale dell’opera è che nella vita il Bene può manifestarsi nelle circostanze e nelle persone più disparate e talora in maniera del tutto originale, attraverso percorsi imprevisti e comportamenti ambigui, spesso al limite o addirittura al di là degli standard morali comunemente accettati. Viene in mente La cattiva strada
Naturalmente non sveliamo misteri… ma sovente si è più utile al Bene peccando e trasgredendo le regole, che vivendo da santi e nel cieco ossequio delle leggi. Così come un po’ di sana concretezza non può che fare bene all’arte, oltre che alla vita, soprattutto quando l’arte tende a essere troppo intellettuale e la vita troppo ideale.
In Zia Pace, come in Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, alcune persone comuni si presentano a teatro per realizzare il desiderio di mettere in scena la loro vita reale.
Lo fanno per il bisogno di raccontarsi e di essere ascoltati, per dare voce a una verità tenuta nel silenzio, per liberarsi del passato, farsi perdonare e dare una speranza al loro futuro, per avere una parte e un senso nella vita.
Il personaggio principale è la tenutaria di una casa di appuntamento, che usa il suo bordello per dare un’opportunità alle ragazze sfortunate che capitano da lei, perché povere e abbandonate. Infatti, dopo una breve esperienza di prostituzione, Zia Pace le avvia alla carriera di attrice raccomandandole a un impresario teatrale suo cliente.
Così il bordello, solitamente considerato luogo di peccato e di malaffare, si fa strumento del Bene, di compassione e di accoglienza. Un paradosso che non è solo un espediente teatrale, ma che nella realtà si realizza spesso, giacché sovente accade che il Bene scaturisca o possa manifestarsi partendo da situazioni negative, a dir poco condannabili e determinate dal bisogno; dato che a volte capita di servire il Bene contravvenendo alla morale vigente, rispondendo alle concrete esigenze della vita, che vivendo nel cieco ossequio delle leggi e degli ideali.
Nell’opera alcuni attori – rappresentanti della finzione – e alcuni personaggi – esponenti della realtà – si contendono il primato della verità cercando di risolvere la questione se sia più vera finzione o la realtà. Un tema attualissimo nella nostra contemporaneità dominata dall’immagine, dall’apparire, dalla società dello spettacolo, dal reality show e dalla tecnologia virtuale.
Zia Pace viene rappresentata nel 2009 al Teatro Comunale di Cesenatico e nel 2010 al Teatro Comunale di Cervia; al Teatro Diego Fabbri di Forlì per l'11a edizione del Cantiere Internazionale Teatro Giovani (diretto da Walter Valeri e promosso dall'International Theater Center of New England-